great resignation in Italia e nel mondo

Great Resignation: significato del fenomeno con protagonisti i nomadi digitali

La Great Resignation è un fenomeno che in Italia è stato molto sentito. Ti spieghiamo il suo significato e la relazione che c’è con il nomadismo digitale.
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Indice

Ad quasi 3 anni dall’emergenza covid-19 ancora se ne parla. Un fenomeno che ha interessato gran parte del mondo e rivoluzionato, in parte, il mercato del lavoro. Stiamo parlando della Great Resignation: conosci il suo significato?

In questo articolo ti diremo cos’è ed esploreremo le cause, gli effetti e le possibili soluzioni per affrontare questo fenomeno di vitale importanza!

Noi, agli inizi del 2020, ne siamo stati coinvolti in prima persona. Se è la prima volta che ti interessi ad uno dei nostri articoli devi sapere che, proprio durante la pandemia, abbiamo deciso di rivoluzionare le nostre vite.

Noi siamo Giulia e Stefano, due nomadi digitali freelance e viaggiatori a tempo indeterminato. Ma prima di diventare ciò che siamo, eravamo due ragazzi consapevoli che il mercato del lavoro tradizionale non fosse adatto alle nostre esigenze.

Di seguito vogliamo illustrarti, secondo la nostra esperienza, quello che in questi anni ha spinto milioni di giovani in tutto il mondo ad intraprendere una scelta molto simile alla nostra.

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Significato di Great Resignation e traduzione

Great Resignation indica un preciso movimento, sorto ben prima della pandemia ma accentuatosi con essa, durante il quale migliaia di persone si sono licenziate dal loro posto di lavoro perché in contrasto con loro esigenze, abitudini o necessità.

Ma perché milioni di persone in tutto il mondo hanno scelto di licenziarsi per inseguire la loro idea di felicità?

I tempi cambiano, e con essi anche le persone. Possiamo dire che la pandemia è stata lo spartiacque che ha risvegliato le coscienze di molti.

La maggior parte di noi era costretta dentro le mura della propria abitazione. I rapporti con gli altri erano compromessi da regole sociali rigide, imposte per evitare la propagazione del virus.

Molti hanno radicalmente cambiato la loro vita, la loro idea di lavoro ma soprattutto le abitudini, durante la pandemia. I meno fortunati si sono ritrovati senza lavoro, perché la loro azienda falliva o ricoprivano dei ruoli che richiedevano la presenza fisica sul posto.

I più fortunati invece, hanno assaporato una nuova modalità che oggi conosciamo come remote working, lavoro svolto da remoto.

Questa rivoluzione però è arrivata ad entrambe le fazioni di lavoratori: sia a quella composta dai meno fortunati che quella opposta. Una novità che ha sconvolto totalmente il loro immaginario comune.

Con la pandemia quindi è nata una nuova esigenza: la libertà di lavorare con continuità, ovunque, gestendo autonomamente il proprio tempo.

In poche parole: un assaggio di libertà.

Il significato delle cause della Great Resignation

Ma possiamo affermare con certezza che l'unica causa della Great Resignation sia proprio la pandemia scoppiata nel 2019/2020?

Secondo la nostra esperienza diretta possiamo escludere questa possibilità. Sì, la pandemia ha accentuato il fenomeno. Tuttavia, le sue fondamenta risalgono ad anni antecedenti ad essa.

Abbiamo riflettuto molto sui motivi per cui le persone abbandonano volontariamente il proprio lavoro e abbiamo individuato le seguenti cause:

  • Riconsiderazione delle priorità lavorative e personali – le esigenze dei lavoratori sono cambiate. C’è chi insegue la propria salute (sia fisica che mentale), chi una paga più alta e chi un lavoro che permetta una carriera lunga e soddisfacente. Le persone inoltre vogliono trascorrere una vita più serena, con i propri cari. C’é persino chi, dopo tanto tempo, decide di trasferirsi all’estero per inseguire un suo grande sogno;
  • Condizioni di lavoro – ogni giorno migliaia di persone si recano in luoghi di lavoro claustrofobici, colmi di stress e depressione; hanno datori di lavoro pressanti, ai limiti del mobbing, oppure collaborano con aziende in cui il dipendente viene costretto a investire parte del suo tempo in straordinari, non retribuiti, per il bene dell’azienda;
  • Crescita delle opportunità di lavoro agile – l’aumento del lavoro intelligente, o per meglio dire da remoto, ha aperto la coscienza di migliaia di lavoratori. L’opportunità di migliorare la propria condizione lavorando da casa, da una spiaggia o da una bellissima baita in montagna, è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire;
  • Risparmio accumulato – una causa da tenere in considerazione può essere la capacità economica risparmiata durante l’avvento della pandemia. Molte persone si sono ritrovate isolate in casa e senza possibilità di viaggiare o svagarsi in altro modo. Questo ha comportato un notevole risparmio di denaro che, nel post pandemia, potrebbe essere tornato utile per prendere una decisione drastica: mollare il lavoro e compiere quel viaggio o esperienza a lungo termine;
  • Rivalutazione della sicurezza del lavoro – con la pandemia ci siamo trovati a rivalutare l’effettiva sicurezza che il posto fisso garantisce: una sicurezza irrisoria. Questa visione ha spinto molti lavoratori a fare un passo nell’ignoto, a rischiare, a mollare il proprio posto di lavoro per ricercare delle valide alternative molto più soddisfacenti.
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La Great Resignation in Italia

Ma quanto ha impattato il fenomeno della Great Resignation in Italia?

Per fornirti un quadro più completo abbiamo studiato l’andamento dei dati forniti dall’osservatorio del precariato dell’INPS.

I dati presi in considerazione sono inerenti alle assunzioni e le cessazioni di contratti (riferite al settore privato), di ogni dicembre, tra il 2019 e il 2023.

Vediamo assieme il quadro generale per comprendere al meglio il significato della Great Resignation in Italia:

Anno 2019

Lo stallo – le assunzioni si attestano a 1.063.620, in lieve calo rispetto a febbraio 2018. Un sostanzioso incremento delle stabilizzazioni da tempo determinato a tempo indeterminato equivalente a 74.000 trasformazioni. Le cessazioni sono state 792.000 in diminuzione rispetto al 2018.

Anno 2020

L’influenza della pandemia – le assunzioni nei 12 mesi del 2020 sono state 5.028.376, in contrazione del (-31%) Rispetto allo stesso periodo del 2019. Le trasformazioni da tempo determinato sono risultate 553.193, anch’esse in flessione rispetto al 2019. Le cessazioni sono state 5.688.184, in diminuzione del (-20%).

Anno 2021

Il risveglio delle coscienze – le assunzioni nel settore privato sono state 7.167.566, con un aumento rispetto allo stesso periodo del 2020 (+25%). Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato nel 2021 sono state nel complesso 518.259, segnando un (-7%). Le cessazioni sono state in complesso 6.475.864, in aumento del (+12%).

Anno 2022

La conferma del trend – le assunzioni sono state 7.561.933, con un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le trasformazioni da tempo determinatoa tempo indeterminato sono state 686.542, in fortissimo incremento del (+52%), sinonimo di un mercato del lavoro in ripresa e più sicuro. Tuttavia, Le cessazioni sono state 6.824.302, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del (+19%).

Anno 2023

Il trend continua – le assunzioni nel corso del 2023 sono state complessivamente 8.174.923, stabili rispetto allo stesso periodo del 2022. Le trasformazioni da tempo determinato sono risultate 788.397, in aumento rispetto al 2022 del solo (+4%). Le cessazioni sono state 7.651.979, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente solamente del (-1%), confermando il trend della Great Resignation che da anni, oramai, colpisce anche il nostro Paese.

Se vuoi consultare i dati che abbiamo riportato ti lasciamo di seguito il link al Portale dell’INPS dell’osservatorio sul mercato del lavoro.

aumento di licenziamenti in Italia

Nomadismo digitale e Grandi Dimissioni

Un altro tema molto in voga, scoppiato a ridosso della pandemia, è proprio quello del nomadismo digitale. Quante volte ti è capitato di sentirne parlare?

Noi, in prima linea, abbiamo spesso trattato l’argomento spiegando come diventare un nomade digitale e suggerendo molti lavori che ti permettono di viaggiare.

La domanda quindi sorge spontanea: è possibile una forte correlazione tra la Great Resignation e il nomadismo digitale?

Riflettendo molto sull’argomento, la nostra risposta non può essere che positiva. Si, i due eventi sono strettamente legati l’uno all’altro.

L’avvento del lavoro da remoto, il suo sviluppo e tutto ciò che di positivo ne consegue, ha creato un terreno fertile per la nascita e la crescita della Great Resignation.

Essere nomadi digitali permette di lavorare ovunque, collaborare con realtà affini ai propri valori e organizzare la giornata seguendo i propri ritmi.

Ovviamente, come tutte le cose, ha degli aspetti negativi: non tutti sono portati a gestire il lavoro in autonomia, a sopportare cambiamenti repentini di programma o persino di organizzare spostamenti spesso frenetici e illogici.

Tuttavia, l’ideologia che si palesa dietro alla corrente del nomadismo digitale acquisisce via via un fascino particolare: quello del raggiungimento della libertà personale e professionale.

Questo spinge ogni giorno migliaia di persone a rivalutare le proprie scelte e il proprio posto di lavoro per intraprendere una carriera professionale diversa.

Da qui, l’aumento significativo di licenziamenti e fughe di cervelli all’estero.

Le possibili soluzioni

Abbiamo analizzato le cause e visto dei dati interessanti a supporto della Great Resignation. Abbiamo cercato di esprimere un quadro generale a tutto tondo e fedele a quella che è la nostra visione.

Una visione che potrebbe o meno collidere con la tua. Ciò non toglie che questo fenomeno abbia avuto un impatto diretto su gran parte della popolazione mondiale e questo, purtroppo o per fortuna, non deve essere trascurato.

Ancora una volta siamo portati a porci una domanda importante: quali potrebbero essere delle papabili soluzioni alle Grandi Dimissioni degli ultimi anni? Cosa possiamo suggerire noi che l'abbiamo vissuta in prima linea?

Di seguito vogliamo elencarne alcune:

Lavorare da remoto 

La prima soluzione, in linea anche alla nostra filosofia di vita, è proprio quella inerente al lavoro da remoto.

Piccole, medie e grandi aziende prestate attenzione: i vostri collaboratori chiedono maggior flessibilità lavorativa!

Uno dei tanti motivi che potrebbe spingere un dipendente a mollare il suo attuale posto di lavoro potrebbe essere il seguente: la nuova azienda permette condizioni più flessibili di lavoro!

Lo smart working, come adoriamo chiamarlo in Italia, diventerà negli anni una richiesta sempre più impellente e intransigente.

È quindi giusto continuare ad ignorare questo campanello e procedere come si è sempre fatto?

Meno stress e più cura della salute

Ad oggi, dopo la pandemia, è emersa un’esigenza che sta a mano a mano acquisendo sempre più importanza e valore, anche a discapito dei soldi: stiamo parlando della salute.

Finalmente torniamo a dare il giusto peso alle cose e ai valori. Stiamo riscoprendo quanto sia importante la salute, non solo fisica ma anche mentale.

Il lavoro, si sa, è diventato una tra le fonti principali di stress nella nostra vita. Orari poco flessibili, lavori ripetitivi, ingiustizie e ambienti tossici sono la causa principale di patologie come l’ansia e la depressione.

Come abbiamo fatto a ridurci in questo modo? Quale potrebbe essere una soluzione plausibile?

La nostra risposta potrebbe generare delle reazioni negative. Tuttavia, è ciò che corrisponde al nostro pensiero.
Anteporre i soldi alla tua salute mentale continuerà a trascinarti in situazioni stressanti e ansiogene.

Alle volte è meglio avere poco o niente piuttosto che stare male o farsi del male. Spesso si sente dire che la ricchezza non si misura nella quantità di beni che si possiedono ma nell’enormità di cose che si è disposti a perdere.

In poche parole: less is more; meno hai e meglio stai. E non c’é nulla di più semplice e vero!

Abbracciare questa filosofia non è per nulla facile. In un mondo in cui siamo portati a possedere tutto, è faticoso anteporre la nostra libertà e felicità davanti a prelibatezze materiali come i soldi, le case, le auto e via discorrendo.

Parti quindi dal scegliere in modo consapevole il tuo posto di lavoro. Osserva attentamente l’ambiente, le persone e soprattutto le tue vibrazioni. Se qualcosa non ti rispecchia, trova il coraggio di lasciarlo e trovarne uno che offra condizioni e benefici migliori.

Anche a costo di rimetterci qualche soldo.

Il tuo pensiero conta

Sull’onda delle soluzioni che abbiamo proposto noi, ci piacerebbe conoscere la tua opinione.

Facci sapere nei commenti cosa ne pensi in merito alla Great Resignation in Italia e nel mondo e quali potrebbero essere le soluzioni che vorresti adottare o che fossero avanzate da persone e aziende.

Il tuo pensiero conta 🧡

Concludendo…

Siamo certi che questo articolo ti abbia permesso di fare luce e chiarezza in merito al significato di Great Resignation, un movimento che da molti anni sta cambiando l’idea e le logiche del mercato del lavoro, sia in Italia che nel resto del mondo.

Sembra quasi che, per la prima volta dopo molto tempo, sia tu ad avere le redini del gioco. Tu puoi fare la differenza! Inizia con l’inseguire le te passioni, a prenderti cura della tua salute e a dare maggior peso ai tuoi interessi.

Infine, comincia ad avere più consapevolezza del cambiamento e a trovare il coraggio di spingerti oltre i tuoi limiti. Chissà cosa potrebbe riservarti la vita una volta intrapreso questo viaggio, con molta serenità e spirito di intraprendenza!

Noi, dopo averti incuriosito con questo tema, vogliamo continuare a parlarti di storie di vita, di viaggiatori, di nomadi digitali, di vanlife e molto altro ancora.

Se hai trovato interessante questo spunto ti invitiamo a:

Per oggi è tutto!

Buon viaggio Vangulista!

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